domenica 6 novembre 2011

Recensione Cibando: Ricominciodatre - I Vitelloni

Questa recensione è apparsa nel blog Cibando

Il bello di noi donne è che siamo imprevedibili, mutevoli come il tempo, talvolta lunatiche. Quando si parla di mangiar fuori queste nostre continue oscillazioni d’animo vanno spesso a determinare la scelta dei ristoranti, mentre i nostri mariti o compagni, se siamo fortunate ed essi comprensivi, accettano senza troppe proteste. A volte abbiamo voglia di essere trattate come principesse nei locali più esclusivi, oppure di sperimentare la cucina creativa, sorprendente, rarefatta (che però rischia di deludere); altre volte abbiamo fame di qualcosa di più “down-home,” ovvero casalingo, solido e saziante come una pizza o una bistecca al sangue accompagnata da un boccale di birra ghiacciata. Anche queste scelte cosiddette “sicure” possono però finire in delusione se la materia prima non è di qualità, se i dettagli non sono curati o se il servizio è disastroso.



Per evitare questo esito, in quei momenti (ce li abbiamo avuti tutti!) in cui venite possedute da una voglia matta di carne rossa, pizza e birra, vi consigliamo Ricominciodatre: i Vitelloni. I piatti tradizionali, senza fronzoli, ma di qualità, vengono serviti da camerieri sorridenti e capaci; i proprietari, Stefano e Mauro, sono presenti e salutano calorosamente i loro clienti, nuovi e vecchi, e non è da sottovalutare il valore aggiunto: farete felici i vostri mariti/fidanzati/amici maschi!
Stefano Delli Ficorelli, ci ha accudito come una mamma chioccia, insistendo a farci provare un’ampia scelta delle specialità della casa. Come prima portata un piatto di chips di patate croccantissime e gustose, ed un misto di fritti, fra cui fiori di zucca, crocchetta di patate, supplì e arancini in due gusti diversi: carciofi e funghi porcini. Il vincitore di questo giro era la crocchetta di patate, con una frittura leggera e croccante ed un cuore caldo di mozzarella e prosciutto cotto. Il tutto perfettamente abbinato ad una buonissima Weiss di Menabrea. Scopriamo che Stefano e Mauro hanno una passione per la birra e recentemente hanno ampliato notevolmente lo spazio dedicato a questa veneranda tradizione, facendo installare dalla stessa Menabrea una nuova cella frigorifera per le varie tipologie di birra. Oltre alla Menabrea, aggiungeranno una buona birra artigianale ancora da definire.
A questo punto ci arriva in tavola un cestino di pane fatto in casa, morbido e fragrante ma con una bella crosta fuori, e la prima cosa che ci domandiamo è: perché non lo fanno più ristoranti? Il pane è un elemento fondamentale nell’esperienza del mangiar fuori che spesso viene trascurato o scelto senza un minimo di criterio. Per noi quel semplice cestino di pane appena sfornato parlava forte e chiaro, e assaggiandolo abbiamo iniziato a capire che è la cura nei dettagli che distingue questo locale da innumerevoli altri apparentemente simili che si trovano a Roma. E infatti, a conferma della nostra ipotesi, di lì a poco arriva una leggerissima nuvoletta di ricotta di bufala, guarnita con miele e pistacchi di Bronte. Chiunque ci avesse osservato in quel momento avrebbe pensato che non avevamo mangiato da una settimana. Stefano, sempre gentilissimo, ci ha rassicurato che non eravamo obbligate a mangiare tutto, ma quella ricottina ha fatto una brutta fine in mezzo a noi due…
In preparazione al primo ci hanno aperto una simpatica bottiglia da mezzo litro di un vino rosso con un nome curioso “+Q-Q “ (+ Qualità –Quantità): un piacevolissimo blend di Primitivo e Nero d’Avola in un formato particolarmente conveniente per due persone, del Gruppo Vini Selezionati imbottigliato nelle cantine di Barberino Colle val D’Elsa.
I primi che abbiamo assaggiato, spaghetti cacio e pepe e rigatoni alla carbonara, erano entrambi deliziosi, la cottura al dente e––questo ci teneva a precisare Stefano––tutto completamente espresso.
In seguito ci hanno presentato un grande vassoio di legno con un inserto di pietra rovente, con una degustazione di assaggi carnivori (tagliata, filetto ai funghi porcini, bistecca, salsiccia di Norcia e arrosticini di pecora) con contorno di broccoletti e cicoria ripassati. Incuriosite dalla pietra abbiamo interpellato Mauro, il fratello di Stefano e macellaio di mestiere, il quale ci ha raccontato come sono arrivati a sviluppare questi ingegnosi vassoi che fanno fare su misura, poiché non ne esistono di questo tipo in commercio. Si tratta di una base di mogano con due sottili binari in ottone che servono a distanziare la pietra ollare dalla base in legno, facendo sì che la si possa tenere in mano senza scottarsi. La pietra viene tagliata su misura in nord Italia e poi spedita (ad un enorme costo!) al ristorante, dove viene “stagionata” con il grasso animale e il calore del forno. Prima di andare in tavola la pietra viene riscaldata nel forno fino a 70°C in modo da tener calda la carne senza farne continuare la cottura, così il cliente può gustarla in santa pace senza preoccuparsi che si freddi o che diventi stracotta. E alla fine, tutto in lavastoviglie! Geniale, no?
Per concludere la degustazione abbiamo assaggiato vari dolci, fra cui la panna cotta al caramello e il millefoglie destrutturato, con una crema chantilly.
Dopo il caffè Mauro ci ha mostrato il resto del grande locale (i coperti sono più di 200), che continua al piano di sotto, e che è attualmente in corso di “restyling,” di qui a poco, infatti, si passerà dal nero al rosso e bianco, i tavoli saranno apparecchiati in modo più fresco e attuale e cambieranno le immagini di alcune locandine cinematografiche. Prima di salutarci, non potevano lasciarci andare via senza svelare l’oggetto del loro orgoglio: la nuovissima cella frigorifera della Menabrea. Ci ricorda un po’ un laboratorio di uno scienziato pazzo, con mille tubicini collegati ad uno split di aria refrigerata a 16°C per passare poi al piano di sopra, dove la birra viaggia lungo i tubicini fino ad arrivare in una seconda cella frigorifera che mantiene la birra a 5 gradi costanti.
Se avete voglia di mangiare una buona cucina romana, la carne alla brace, o una pizza lievitata “come si deve” (almeno 24 ore), magari godendovi la partita in compagnia, andate a trovare Stefano e Mauro da Ricominciodatre – I Vitelloni: vi sentirete a casa.

Servizio fotografico di Giulio Riotta
Tutto il servizio fotografico I Vitelloni/Ricominciodatre

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