Se visitate il sito del ristorante “Il Desiderio preso per la coda,” nella sezione “Dove Siamo” troverete una cartina della zona fra Piazza Navona e Lungotevere (tecnicamente il Rione Ponte) con sotto la scritta “dovete cercarlo nel dedalo delle viuzze dell’antica Roma, vicino a P. Navona.” Ed è così che noi Food Fairies, in seguito ad una serie di circonvoluzioni tortuose per le suddette viuzze (il fatto di avere Palazzo Altemps come punto di riferimento ci ha salvato), siamo arrivate a destinazione.
Entrando nel vicolo della Palomba abbiamo scovato un angoletto intimo e suggestivo, dolcemente illuminato, con pochi tavoli sistemati davanti alla serranda chiusa di un negozio con la scritta “Paralumi” che deve avere come minimo una trentina d’anni. L’impressione era di arrivare su un set cinematografico degli anni ’60. Il civico 23 sembra più l’ingresso di una galleria d’arte che di un ristorante, e infatti una volta entrate scopriamo che si tratta di una combinazione delle due cose: la proprietaria, Anna Pocchiari, ha aperto il locale quasi per gioco 25 anni fa insieme al marito, Maurizio Tarquini, ed un socio, Corrado Parisi, proprio per realizzare uno spazio espositivo per alcuni artisti dell’avanguardia romana, con l’idea in più di offrire dei gustosi spuntini e un punto di ritrovo per gli amanti dell’arte del quartiere.
La prima cosa che ci colpisce è l’atmosfera tranquilla e quasi casalinga, che si respira. Il personale è tutto al femminile, gentile e disponibile. Il bancone di marmo che funge da bar/cassa/caffetteria è rustico, antico, provenzale, semplice. I tavoli, ognuno un po’ diverso dall’altro, ricordano le vecchie cucine domestiche del sud della Francia. Sulle pareti sono esposte con cura le opere, scelte accuratamente da Anna, ognuna con una storia e uno stile diverso, fresche e singolari.
Insieme alle opere si possono ammirare anche delle belle maglie, posizionate spiritosamente sulle loro stampelle, frutto della creatività di Tumpa, una delle tre figlie della padrona di casa, anche lei artista e stilista, che ci mette subito a nostro agio. Ci sentiamo coccolate e benvenute, e mentre studiamo il menù arriva un bel cestino di pane fragrante e fresco, alle olive, ai multi cereali e al sesamo, proveniente dallo storico Forno di Campo de’ Fiori.
Iniziamo la nostra degustazione con due antipasti semplici ma gustosi. “Al contadino non far sapere…” è un piatto composto da una quenelle di 3 formaggi misti leggera e spumosa (ricetta segreta!!!) con fettine di pera, crostini di pane e miele: divertente la presentazione nel piatto. Il secondo antipasto è un freschissimo carpaccio di manzo composto da due strati di carne con in mezzo un velo di provola, il tutto condito generosamente con pesto di basilico.
Passiamo al primo e decidiamo di assaggiare un caposaldo del menu, i vermicelli con spigola, capperi, pomodori e pinoli. Il piatto è semplice e delizioso, dai sapori classici ed equilibrati che ricordano il mare e l’estate, piccante al punto giusto e con una pasta cotta al dente. La portata è servita su dei bellissimi piatti di ceramica di Vietri Solimene, tutti diversi fra di loro, che abbiamo doverosamente pulito facendo la scarpetta!! Seguono i ravioloni fatti in casa con ripieno di orata, freschi e gustosi, adatti anche ai bambini per la delicatezza del pesce e il semplice condimento al pesto genovese. Abbiamo gustato i meravigliosi primi di pesce e gli antipasti insieme ad un bicchiere del profumatissimo Müller Thurgau di Elena Walch.
Come secondo la scelta ricade su un piatto di carne ed uno vegetariano. L’Apuana, altra specialità del Desiderio, è un arrosto di vitella con salsa al chianti, speck e zenzero. Ci viene servito su un grande piatto, la carne è tagliata a velo e ricoperta dalla salsa, con un classico contorno di purè. Che dire, si scioglie in bocca, e noi anche questa volta riconsegniamo il piatto pulito e splendente!
L’altro secondo è una selezione di specialità vegetariane, composto da un millefoglie di melanzane con provola pomodori e pesto, un friabile e fragrante fagottino di pasta brisée ripieno di broccoletti, e un ottimo flan di zucchine, provola e salsa al pomodoro, al contempo cremoso, gustoso e saziante. Questi piatti vegetariani cambiano ogni paio di settimane in base a quello che c’è di più fresco al mercato. Ci sono piaciuti in modo particolare per la loro versatilità, nel senso che possono fungere da antipasto, da contorno o addirittura da secondo, e si possono ordinare separatamente o assortiti in un piatto unico. Per chi, come noi, va al ristorante per mangiare qualcosa di diverso ma al contempo buono e sano, questi piatti vegetariani offrono un’alternativa molto più sfiziosa e creativa alle solite verdure gratinate o ripassate.
In questa seconda ondata abbiamo sorseggiato un Montepulciano d’Abruzzo della Valentina, corposo e rotondo.
Che dire a questo punto, sazie e felici, ci facciamo una lunga chiacchierata con Tumpa, che gestisce la sala di sera con la sorella Jumpa in cucina, mentre la madre e la sorella Shympa si occupano invece del turno a pranzo. Ci racconta la storia del locale, che deve la scelta del nome alla commedia di Picasso degli anni ‘40, Le désir attrappé par la queue, scritta dall’artista “sotto il radar” durante il regime nazista che voleva sopprimere i salotti intellettuali in cui si continuava a dare spazio alle arti. Sicuramente Picasso e i suoi contemporanei avrebbero apprezzato un locale come quello di Anna Pocchiari! Il ristorante è nato infatti come ritrovo tranquillo per gli amanti dell’arte, della buona cucina e della convivialità.
Ed è questo che si deve riconoscere al locale: un’atmosfera serena, cibo semplice ma al contempo gustoso e sano, l’arte che si respira nell’aria (gli artisti vengono selezionati per l’interessante ricerca nelle loro opere) e la clientela che ritorna fiduciosa perché sa che sarà coccolata e amata da questa famiglia gentile e appassionata.
Ecco che arriva il dolce e noi, munite di un ottimo Passito di Pantelleria della cantina Pellegrino, ci tuffiamo di testa nel soufflé al cioccolato (classico tortino dal cuore caldo) servito con panna montata per poi sguazzare nel delicato millefoglie “destrutturato” al caramello e crema chantilly.
Ci salutiamo, rendendoci conto di essere le ultime clienti, ma con la voglia di tornare e conoscere Anna per ascoltare le storie dei suoi amati quadri (e i loro artisti)!
Servizio fotografico di Giulio Riotta
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