venerdì 28 ottobre 2011

Les Chefs Blancs ovvero Food fairies & Finger food...


Essendo appassionate di quello che facciamo, noi Food Fairies puntiamo sempre a migliorarci, a perfezionare le nostre capacità tecniche e consolidare continuamente la nostra conoscenza delle realtà della cucina professionale.  Ecco perché il proverbio "non si finisce mai d’imparare" ci calza a pennello.

Onestamente pensiamo che ci si sia ancora molta strada da fare e tanto da imparare ed ecco spiegato a tutti il perché ci piace ancora studiare e soprattutto collaborare con persone che ci possano ispirare e aiutare nelle nostre avventure culinarie.

A tal fine abbiamo deciso di provare, insieme con un gruppo di mamme della scuola dei nostri bambini, un “Corso di Finger Food per Appassionati” presso la nuova scuola di cucina “Les Chefs Blancs” in via della Giustiniana, proprio nella nostra zona di Roma Nord. 


La scuola si trova all’interno di una meravigliosa villa in pieno Parco di Veio, Casali Margherita, in cui abbiamo potuto osservare, appena arrivate e in attesa dell’apertura del cancello, una famiglia di tre bellissimi cinghialotti che se ne andavano tranquillamente per la loro strada alla ricerca di ghiande e nocciole.


La cucina, ricavata da un portico laterale della villa, è lunga e stretta, con un muretto centrale con le postazioni degli chef su entrambi i lati. In tutto ci sono una dozzina di postazioni a ognuna delle quali vengono assegnate (per quello che riguarda i corsi per appassionati) due persone. Noi eravamo in 19.
Lo Chef Sandro Masci, collocato a capo fila, era munito di microfono, e sulla parete uno schermo televisivo trasmetteva in diretta tutto quello che lui faceva. Unico ostacolo alla comprensione era il rumore del lavapiatti che giustamente ha dovuto svolgere il suo lavoro a pochi centimetri di distanza dalla nostra postazione.   

Primo finger food della serata:  Cappuccino di baccalà, un bicchierino con uno strato di baccalà mantecato a temperatura ambiente ricoperto da un filo d'olio affumicato e per finire uno strato caldo e cremoso di purè di patate, con spolverata finale di bottarga di tonno. Eccellente! Abbiamo inoltre visto la preparazione del delicatissimo olio “affumicato” che sicuramente rifaremo presto!


Subito dopo siamo passati alla preparazione di numerose mini polpettine di carne. Queste erano passate nella farina, poi nell'uovo e infine nel pangrattato, poi fritte in olio profondo, e servite nel piattino con una specie di Ketchup fatto in casa e un’“aria” (all’Adrià) di basilico. Interessante per noi è stata più che altro la scoperta della preparazione della schiuma, di cui però era quasi impercettibile l’aroma di basilico, ma che sicuramente proveremo a sperimentare in futuro con qualche sapore più forte.


In seguito era la volta del bicchierino d’orzo con pesto di rucola. Nonostante l’estrema semplicità del piatto, che consiste in due strati di orzo perlato, bollito e condito solo con poco olio, separati da un sottile strato di pesto, il sapore era gradevole. Anche qui abbiamo apprezzato, come sempre, l’aspetto salutare, dovuto sia all’orzo, un cereale completo (anche se sarebbe stato preferibile l’orzo mondato) che agli ingredienti freschi e crudi del pesto di rucola. Il tutto guarnito da due mezzi pomodorini confit profumati alla vaniglia e una chiffonnade di spinaci. Molto chic! 




A questo punto siamo state premiate con un “ditino” di vino bianco graditissimo: la morale era alta e le aspettative elevatissime! Tanto che non potevamo che essere deluse nell’assaggiare il quarto finger food: gamberi alle mandorle e salsa agrodolce. Problema più grave era la materia prima: abbiamo usato dei gamberi precotti che ovviamente, dati i brevissimi tempi di cottura del piatto, non hanno avuto modo di assorbire i sapori degli altri ingredienti (aglio, zenzero e la salsa agrodolce) e di conseguenza risultavano gommosi e insipidi. E una salsa agrodolce forse un po' troppo liquida e poco saporita. Indubbiamente alcuni colleghi corsisti non saranno d’accordo con noi, a giudicare dai loro apprezzamenti, ma ci auguriamo che proveranno a casa a rifare la ricetta con dei buoni gamberi freschi per capire la differenza!


Mentre aspettavamo il nostro turno per cucinare i suddetti gamberi in un unico wok per 19 persone, osservavamo confuse lo staff che si accingeva a preparare quella che doveva essere la nostra quinta e penultima ricetta: mini hamburger in salsa di senape (i cui bottoncini, che dovevamo fare noi, erano invece stati preparati in una veloce dimostrazione della chef Giulia Steffanina). Terminata la preparazione del gambero, ci è stato consegnato l’hamburgerino pronto da mangiare: era buono ma avremmo preferito fosse opera nostra! 

Purtroppo per una questione di tempi (erano le 22.00; il corso è iniziato alle 18.30) ci è stato detto che non sarebbe stato possibile realizzare le ultime due ricette presenti nella nostra dispensa, ovvero gli hamburgerini e la chantilly di gorgonzola con pere e bacon croccante. Che peccato!!! Avevamo occhieggiato tutta la sera quel gorgonzola “con la goccia” sul bancone! Peccato soprattutto perché la ricetta prevedeva l’utilizzo di un sifone che sarebbe stata una tecnica interessante da adoperare.





Simona e Ilaria
Federica, Raffaella e FF Sara 
Federica che impasta le polpette con panache!
Tutte le mani in pasta
Raffa impana con grande tecnica le polpettine...

Stella e Ilaria
Simona, Concetta, Stella e Ilaria in dolce attesa!

Federica e Raffaella che non si divertono per niente
In tutto questo continuavamo imperterrite a sperare di ricevere un altro goccio di succo d’uva fermentato ma, ahinoi, non era proprio nelle stelle quella sera e finalmente, arrese e assetate, le Food Fairies sono state costrette a fare il brindisi di fine corso a casa…e a dirla tutta anche spizzicato un po’: “Avevamo fame!!!!!”


Tirate le somme, il corso è iniziato bene ma finito in delusione. Basterebbero poche modifiche per migliorare, a nostro avviso, sia l’esperienza globale che il rapporto qualità-prezzo.
Innanzitutto stabilire un tetto massimo di partecipanti che non superi le 12 persone. Assegnare a ciascuno una sola postazione anziché fare tutto in coppia e dividere il lavoro. Attenersi con più rigore alla scaletta del corso per permettere di completare tutte le ricette.
E infine, essere più generosi con il vino! Giuriamo, non siamo delle alcolizzate (!!), ma essendoci prese comunque una serata di congedo dagli obblighi familiari per passarla fra amiche a divertirci in cucina, sarebbe stato infinitamente gradito un bicchierino in più, o addirittura (osiamo suggerirlo?) un vero e proprio accenno sugli abbinamenti per ogni piatto con piccola degustazione… carino, no? Siamo convinte che una scelta accurata di vini buoni ma non costosi, non rappresenti una modifica dispendiosa.

Il costo del corso è €70. 


2 commenti:

  1. Buongiorno sono sandro masci volevo ringraziare per i complimenti e scusarmi per eventuali disagi. sarei ben lieto,data ala vicinanza, se ci voleste venire a trovare per compensare la mancanza delvino con una bottiglia di splendide bollicine che potremme bere tutti assieme.
    L'unica osservazione che perdonatemi - per una mia ventennale esperienza mi permetto di sottolineare che le scuole romane e non solo per i corsi amatoriali prevedono postazione doppie e molte arrivano a contenere fino a 30 persone in spazi non adeguati, moltissime altre effettuano corsi solo teorici e gli ospiti assistono. per il costo del corso credetemi siamo sotto la soglia romana. comunque critiche sempre accettate in quanto costruttive. venite a prendere le bollicine? a presto

    RispondiElimina
  2. Chef grazie del commento molto apprezzato e accettiamo con piacere l'invito a condividere delle bollicine!!

    a presto Sara & Nuvola

    RispondiElimina

Lascia un commento!!!