Questa recensione è apparsa nel blog Cibando.
Dal successo romano di Ciro Moffa e la sua Pizza Ré nasce Ré Brasserie che continua, dal 1994, a portare avanti la tradizione della buona pizza partenopea nel cuore del quartiere Prati, a due passi da Piazza Mazzini. Accogliente già dall’esterno, con le lucette bianche d’inverno e numerosi tavoli all’aperto nei periodi più caldi, il locale all’interno mi colpisce per i soffitti alti, il look pulito e professionale che ricorda un po’ i ristoranti a New York, e soprattutto per il lungo banco della pizzeria con non uno ma due forni a legna a vista, dove ci si può accomodare per osservare “dal vivo” le varie fasi della preparazione delle meravigliose pizze, eseguite da abilissimi pizzaioli napoletani.
Noi infatti – io e mio marito, poiché la mia co-fairy è in viaggio all’estero – scegliamo un tavolo proprio davanti a loro, che ci sembra un buon compromesso fra la prima sala, più tranquilla, e la sala in fondo, già piena e quindi più rumorosa. Mentre studiamo ipnotizzati la rapida precisione delle mani dei pizzaioli, inizia la nostra degustazione con un piatto che sorprende per la sua semplicità: i friarielli, la versione napoletana del broccoletto ripassato. Gustandoli come antipasto, col palato pulito e non ancora anestetizzato dall’alcool, possiamo apprezzare al massimo la complessità del loro sapore, amarognolo al punto giusto: il perfetto accompagnamento per le carni alla brace, di cui il menu offre un’ampia scelta.
Giovanna di Gennaro, la elegante e industriosa proprietaria che continua a portare avanti, con il sostegno dei suoi giovani figli, l’azienda di famiglia, arriva subito al sodo e ci porta le pizze, sfruttando il nostro evidente appetito per farci assaggiare “a freddo” il loro cavallo di battaglia. Ma… che pizza. Una pizza di cui difficilmente mi dimenticherò: sottile al centro, un po’ alta ai bordi, croccante ma non troppo. La Pizza Ré Brasserie: sugo al pomodoro e pomodorini freschi, mozzarella di bufala, scaglie di parmigiano, olio extra vergine d’oliva, basilico. Le papille vanno in delirio totale e la pizza sparisce sotto ai miei occhi. Ottima anche quella con fiori di zucca, alici e mozzarella, ma se ne dovete provare solo una, vi consiglio la Ré Brasserie. E noi abbiamo scelto di accompagnarla con una Peroni Gran Riserva rossa, ghiacciata e dissetante.
Il logico passo successivo dopo aver ‘inalato’ una pizza? Gli antipasti, ovviamente! Quelli che avevamo saltato in pieno diventano il nostro generoso secondo piatto: mozzarella di bufala, mozzarella in carrozza, e le golosissime zeppole di Donna Maria, tonde nuvole di pasta di pizza, fritte e guarnite con una gustosa dadolata di melanzane e pomodori, coronate da una perfetta foglia di basilico. Noi ci fermiamo qui, per lasciare spazio al dessert, ma ci promettiamo che la prossima volta proveremo alcune delle loro specialità alla brace e i primi di pesce fresco che, a giudicare dai profumi emanati dai piatti che ci passano davanti, devono essere eccezionali.
Ré Brasserie è molto attivo anche a pranzo: durante la settimana, troverete un eclettico assortimento tra notai e avvocati, impiegati della Rai e di Radio 2, artisti e altri lavoratori del quartiere che approfittano spesso dei convenienti “lunch menu” che permettono di fare un pranzo rapido ma saziante per un prezzo modico (€9,50) che comprende anche la bibita. La domenica invece cambia la demografica, il locale si riempie di coppie e famiglie romane, e le mangiate diventano naturalmente più rilassate e conviviali.
Finalmente è giunta l’ora di assaporare quei dolci che adocchiavamo dall’inizio, essendo in piena vista nella vetrina all’ingresso: come tutto il resto, i dolci vengono preparati in casa da cuochi napoletani. Come facciamo a non provare il famoso babà? E come si fa a scegliere fra il babà, la cassata e il tiramisù? Giovanna, abile ristoratrice ormai, capisce al volo il nostro dilemma e ci fa portare un assaggio di tutti e tre, fra cui il babà in versione farcita con una densa crema chantilly. Per motivi tecnici (= spazio esaurito in pancia) non riusciamo a finirli ma siamo contenti di averli potuti provare e soprattutto soddisfatti del risultato.
Chiedo a Giovanna: perché Brasserie? Mi risponde con un’altra domanda, chiedendo se sono mai stata in una brasserie francese. Come no, le rispondo, tutta orgogliosa. Mi vengono in mente quelle storiche di Parigi – Lipp, Balzar, Le Dôme – che ho avuto la fortuna di frequentare nel mio passato da studentessa. E come le definiresti? Rifletto un momento e rispondo: sono dei luoghi dove il tempo sembra non essere passato, dove puoi essere sicuro di mangiare e bere le stesse cose che mangiavano e bevevano i parigini di cent’anni fa. Esatto, dice Giovanna, non avrei saputo descriverlo in modo migliore. Ecco perché brasserie.
Servizio fotografico di Giulio Riotta
Tutto il servizio fotografico Ré Brasserie
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